Ad Empoli l’Orto del Farinata, un orto medievale urbano e un progetto di solidarietà

Un orto medievale urbano che riproduce le specie botaniche coltivate nel XIII secolo a Empoli sulla base delle fonti storiche disponibili. E’ questo il progetto realizzato dalla Cooperativa SintesiMinerva, in zona Carraia.

L’orto è dedicato a Manente degli Uberti detto il Farinata (1212-1264), noto condottiero ghibellino, citato da Dante fra gli uomini degni del tempo passato, tra i protagonisti nella battaglia di Montaperti (4 settembre 1260) e noto per essersi opposto alla distruzione di Firenze nella dieta di Empoli proposta dai confederati ghibellini.

Il modello di riferimento dell’orto è quello dell’hortus conclusus medievale, un giardino recintato dove si coltivavano diverse piante utili per la vita monastica o dei castelli, che ebbe la sua massima diffusione tra il XIII secolo e la metà del XV secolo, prima di essere soppiantato dal tipico giardino all’italiana.

Nell’orto sono coltivate prevalentemente verdure ed erbe aromatiche officinali. I prodotti sono inseriti in un progetto di solidarietà alimentare a sostegno delle fasce deboli della comunità di Empoli.

L’ORTO MEDIEVALE: STORIA E CARATTERISTICHE


Per hortus conclusus, praticamente un ‘giardino recintato‘, si intendono specifiche aree adibite sia a giardino che ad orto. Era il tipico giardino medievale annesso a conventi, castelli o più raramente a palazzi gentilizi di città. Il periodo di massima diffusione del giardino medievale è compreso tra il XIII secolo (l’età di Farinata) e la metà del XV secolo, poi viene soppiantato dal tipico giardino all’italiana. La parte a giardino, spesso veniva chiamata anche verziere o giardino segreto, con alcune peculiarità:

  • il verziere o giardino delle delizie è infatti uno spazio ludico-ricreativo in cui vengono ambientate le storie cavallaresche e gli amori cortesi, e dove le dame e i cavalieri si intrattenevano piacevolmente danzando, conversando, facendo musica e giocando a scacchi
  • il giardino segreto, raccolto e appartato, è invece la parte più intima e piacevole dell’intero hortus conclusus

Questi giardini erano dunque destinati soprattutto al piacere e venivano particolarmente abbelliti con piante ornamentali, statue e panchine, pergolati, piccoli padiglioni e talvolta perfino voliere: si trattava quindi di un luogo dell’immaginario e di un vero e proprio archetipo artistico e letterario accuratamente descritto in una miriade di affreschi, miniature, canzoni e componimenti poetici.

Per quanto riguarda l’hortus conclusus propriamente detto c’erano finalità più pratiche ed era quasi sempre diviso in tre o quattro zone ben distinte ma comunicanti tra loro:

  • l’orto vero e proprio in cui si coltivavano le verdure destinate alla mensa;
  • l’orto dei semplici, una o più aiuole o vasi di erbe aromatiche e officinali per insaporire le vivande e preparare rimedi curativi;
  • il frutteto
  • il verziere o giardino delle delizie

Questo schema, che mantiene sostanzialmente inalterata la struttura dei giardini delle ville romane, compare già nella regola benedettina (VI secolo), in cui si stabilisce che in ciascuna abbazia venga realizzata un’area recintata suddivisa. L’orto permetteva di raccogliere gli ortaggi poco prima di cucinarli evitando la conservazione e gli sprechi: veniva prelevata di volta in volta solo la quantità di verdure sufficiente per il pasto della giornata. Il padrone del terreno inoltre non richiedeva monete sonanti, ma ortaggi. La produzione dell’orto era sempre legata al concetto di fertilità: bisognava compiere una serie di riti, preoccupandosi di seguire la luna e il calendario.

A occuparsi dell’orto erano le donne, che si servivano di arnesi tipicamente femminili (forbici e coltelli), mentre il sistema classico per raccogliere le foglie dell’insalata e gli ortaggi era quello di racchiudere tutto nel grembiule. Gli interventi maschili consistevano nel realizzare la recinzione dell’orto, intervenire con la zappa per facilitare i passaggi, cacciare via i rospi (a torto ritenuti nemici perché per tradizione erano identificati con la morte), eliminare le erbacce infestanti, mettere le canne per le verdure rampicanti (come per i fagioli con l’occhio). Queste attività manuali durarono secoli, quasi fino ai nostri giorni.

LE PIANTE NELL’ORTO DEL FARINATA DI EMPOLI

Ecco il dettaglio con le caratteristiche delle piante presenti nell’Orto del Farinata di Empoli:

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