Un orto medievale urbano che riproduce le specie botaniche coltivate nel XIII secolo a Empoli sulla base delle fonti storiche disponibili. È questo il progetto, realizzato dalla Cooperativa SintesiMinerva insieme all’Associazione Archeologica Medio Valdarno con il patrocinio del Comune di Empoli, che si è inaugurato questa mattina nell’area adibita agli Orti Sociali in Via Alessandro Volta, zona Carraia.
L’orto è dedicato a Manente degli Uberti detto il Farinata (1212-1264), noto condottiero ghibellino, citato da Dante fra gli uomini degni del tempo passato, tra i protagonisti nella battaglia di Montaperti (4 settembre 1260) e celebre per essersi opposto alla distruzione di Firenze nella dieta di Empoli proposta dai confederati ghibellini.
Nello spazio si ricostruisce un ‘tipico’ orto ai tempi del Farinata. Il modello di riferimento è quello dell’hortus conclusus medievale, un giardino recintato dove si coltivavano diverse piante utili per la vita monastica o dei castelli, che ebbe la sua massima diffusione tra il XIII secolo e la metà del XV secolo, prima di essere soppiantato dal tipico giardino all’italiana. Nell’orto di Empoli sono coltivate prevalentemente verdure ed erbe aromatiche officinali.
Un recupero delle tradizioni, quindi, ma soprattutto un progetto sociale. I prodotti dell’orto sono inseriti in un progetto di solidarietà alimentare a sostegno delle fasce deboli della comunità di Empoli in collaborazione con l’Emporio Solidale, il supermercato inaugurato nel 2021 dove la spesa è gratuita per le famiglie in difficoltà. L’orto, inoltre, si inserisce all’interno dell’attività della Cooperativa SintesiMinerva di inclusione sociale e avvio al mondo del lavoro: ad occuparsi della cura dell’orto, infatti, saranno persone con fragilità, inserite in un percorso di valorizzazione e inclusione sociale.
“Abbiamo sempre pensato gli orti sociali come un progetto di comunità – spiega Maria Cristina Dragonetti, presidente della cooperativa SintesiMinerva – L’orto didattico medievale è un’opportunità per le scuole e per il turismo. Per la nostra cooperativa inoltre è l’occasione di integrare nel lavoro persone con qualche difficoltà. Ci auguriamo di suscitare interesse, scambi e relazioni con chi vorrà venire a visitarlo. È un altro piccolo passo di promozione di cultura e di restituzione al territorio che fa parte del nostro lavoro”.
Lo spazio sarà frequentato dagli alunni delle scuole dei Comprensivi Empoli Est e Empoli Ovest che, durante quest’anno scolastico, utilizzeranno l’orto per scopi didattici, per riavvicinare i bambini alle tradizioni culinarie e soprattutto educarli ad una cultura green e di rispetto e amore per l’ambiente. All’inaugurazione erano per l’appunto presenti i bambini e le bambine dei cinque anni della scuola dell’Infanzia Rodari di Carraia dell’Istituto Comprensivo Ovest. I bambini hanno visitato l’Orto del Farinata, e dopo aver conosciuto e ‘toccato con mano’ le piante, hanno ottenuto un diplomino da ‘Amico degli orti’
“Gli orti sociali a Empoli li abbiamo pensati come luoghi di benessere, capaci di favorire lo stare insieme, il trascorrere il tempo all’aria aperta e il cibo sano – sottolinea l’assessora al Sociale del Comune di Empoli, Valentina Torrini – Col tempo si sono aperti alla solidarietà e molti dei loro prodotti sono stati donati all’Emporio Solidale Empoli. Oggi uno di questi diventa un orto didattico dove si apprende, attraverso il cibo, parte della nostra storia. Qui scuola, agricoltura e storia si incontrano, con un solo obiettivo, quello di coltivare la nostra cultura e l’amore per quella terra che oggi è la nostra città. Grazie alla cooperativa Sintesi Minerva che ha saputo dare gambe ad un progetto sociale e di rigenerazione urbana e culturale”.
L’orto è aperto alle visite guidate e didattiche, che saranno curate dall’associazione archeologica Medio Valdarno. Per prenotazioni è necessario scrivere una mail a info@sintesimierva.com.
“Quando abbiamo pensato a questo progetto – conclude Leonardo Terreni, dell’associazione archeologica Medio Valdarno – ci siamo chiesti che cosa avremmo trovato negli orti, e dunque sulle tavole, delle popolazioni vissute nel XIII secolo? Quali di questi prodotti sono ancora utilizzati e quanti, al contrario, sono stati sostituiti da essenze provenienti dal Nuovo Mondo? Credo che quello che abbiamo realizzato sia un intrigante percorso guidato da proporre a tutta la cittadinanza e in particolar modo alle scuole. Un hortus conclusus è un vero e proprio tuffo nel passato, ma che ha ancora forti e saldi legami con la nostra tradizione culinaria”.
“Penso che l’inaugurazione dell’Orto di Farinata – spiega la Direttrice dei Musei di Empoli Cristina Gelli – sia la prima tappa di un percorso di condivisione che ci consentirà di intraprendere percorsi di educazione ambientale e culturale, di integrazione e di cittadinanza attiva, rivolti non solo agli empolesi di ogni generazione ma anche agli abitanti del territorio circostante e, perchè no, i turisti. Aver progettato un orto medievale, creativo e multifunzionale, permette di tessere una trama che coinvolgerà la progettazione dei musei empolesi facendo riscoprire antichi modi di coltivare e di mangiare, seguendo il ciclo delle stagioni e rispettando i ritmi naturali delle cose, affiancando tecnologia e innovazione nella tutela e salvaguardia dell’ambiente”.
L’orto Medievale: storia e caratteristiche
Per hortus conclusus, praticamente un ‘giardino recintato‘, si intendono specifiche aree adibite sia a giardino che ad orto. Era il tipico giardino medievale annesso a conventi, castelli o più raramente a palazzi gentilizi di città. Il periodo di massima diffusione del giardino medievale è compreso tra il XIII secolo (l’età di Farinata) e la metà del XV secolo, poi viene soppiantato dal tipico giardino all’italiana. La parte a giardino, spesso veniva chiamata anche verziere o giardino segreto, con alcune peculiarità:
- il verziere o giardino delle delizie è uno spazio ludico-ricreativo in cui vengono ambientate le storie cavallaresche e gli amori cortesi e dove le dame e i cavalieri si intrattenevano piacevolmente danzando, conversando, facendo musica e giocando a scacchi.
- il giardino segreto, raccolto e appartato, è invece la parte più intima e piacevole dell’intero hortus conclusus. Questi giardini erano dunque destinati soprattutto al piacere e venivano particolarmente abbelliti con piante ornamentali, statue e panchine, pergolati, piccoli padiglioni e talvolta perfino voliere: si trattava quindi di un luogo dell’immaginario e di un vero e proprio archetipo artistico e letterario accuratamente descritto in una miriade di affreschi, miniature, canzoni e componimenti poetici.
L’hortus conclusus aveva anche finalità più pratiche ed era quasi sempre diviso in tre o quattro zone ben distinte ma comunicanti tra loro:
- l’orto vero e proprio in cui si coltivavano le verdure destinate alla mensa;
- l’orto dei semplici, una o più aiuole o vasi di erbe aromatiche e officinali per insaporire le vivande e preparare rimedi curativi;
- il frutteto
- il verziere o giardino delle delizie
Questo schema, che mantiene sostanzialmente inalterata la struttura dei giardini delle ville romane, compare già nella regola benedettina (VI secolo), in cui si stabilisce che in ciascuna abbazia venga realizzata un’area recintata suddivisa. L’orto permetteva di raccogliere gli ortaggi poco prima di cucinarli evitando la conservazione e gli sprechi: veniva prelevata di volta in volta solo la quantità di verdure sufficiente per il pasto della giornata. Il padrone del terreno inoltre non richiedeva monete sonanti, ma ortaggi. La produzione dell’orto era sempre legata al concetto di fertilità: bisognava compiere una serie di riti, preoccupandosi di seguire la luna e il calendario.
A occuparsi dell’orto erano le donne. Gli interventi maschili consistevano nel realizzare la recinzione dell’orto, intervenire con la zappa per facilitare i passaggi, cacciare via i rospi (a torto ritenuti nemici perché per tradizione erano identificati con la morte), eliminare le erbacce infestanti, mettere le canne per le verdure rampicanti.