Venti candeline per l’Aima Empolese Valdelsa-Valdarno Inferiore. Un traguardo importante per l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, che si occupa di sostenere le persone che presentano la malattia e le loro famiglie. Tutte le forme di demenza a cui anche l’Alzheimer appartiene colpiscono la memoria, il pensiero, le emozioni, il comportamento e la perdita della capacità di svolgere attività di vita quotidiana. Oggi in Italia circa 1,2 milioni di persone sono colpite da demenza, il 60% sono gli affetti da Alzheimer. Si stima che nel 2040 si supereranno i 2,5 milioni di malati. Ma cosa fa l’Aima nel territorio? Ne abbiamo parlato con Mariagrazia Pasqualetti, presidente dell’associazione.
Maria Grazia cosa significa raggiungere i 20 anni di attività?
Un risultato importante. L’associazione è nata dall’idea del Dott. Vincenzo Vismara e di tanti familiari di persone colpiti da questa malattia, da allora è stato costante l’impegno per offrire sul territorio un supporto concreto. Durante il percorso AIMA è stata sostenuta anche da alcune realtà, come ad esempio la Cooperativa SintesiMinerva e la Misericordia di Empoli. È stato quindi grazie al tessuto sociale del territorio se siamo riusciti a portare avanti il nostro progetto. Siamo una realtà piccola, che si fonda su donazioni e sul 5×1000, senza di loro non ce l’avremmo fatta.
Di cosa vi occupate come AIMA?
Inviamo personale OSS a domicilio delle famiglie con un malato di Alzheimer. Richiediamo un piccolo contributo, mentre il 75% della cifra la mette AIMA. Abbiamo un servizio di supporto psicologico, individuale e di gruppo, anche questo parzialmente gratuito, oltre che un avvocato, che fornisce servizi necessari alle famiglie a prezzi ridotti. Abbiamo tre centri ascolto, a Empoli, Castelfiorentino e La Scala, e partecipiamo ad una serie di progetti sul territorio, dal ‘Pronto Badante’ al progetto LifeCare per una rete di welfare integrato. Inoltre con il progetto del centro ‘Casa della Memoria’ di Montelupo e con ‘Fraternamente insieme’ di San Miniato, riusciamo a dare una risposta all’esigenza di strutture adeguate per i malati
Perché è importante la vostra associazione?
La cosa più importante è che in questi anni siamo riusciti ad aiutare moltissime famiglie. Più che ai malati noi diamo un sostegno a loro, che è fondamentale. Ad oggi sul nostro territorio c’è un solo centro diurno, nella Valdelsa siamo in difficoltà. Inoltre far entrare una persona in RSA è davvero molto difficile per i requisiti che ci sono oggi. Se una famiglia non ha soldi da spendere non sa di fatto come curare il proprio caro. Il Covid ha peggiorato le cose, con i pochi centri chiusi e famiglie che non avevano da un giorno all’altro il supporto delle strutture. Noi offriamo servizi che sono importanti per loro. Il servizio psicologico, ad esempio, è fondamentale perché soprattutto all’inizio se non sai come comportarti con loro rischi di peggiorare le cose.
Cosa ti auguri per il futuro?
Per quel che riguarda la nostra attività ci auguriamo di riuscire a creare un rapporto più stretto con i medici di base. Ci sono famiglie che non sanno che esistiamo, spero che i medici indirizzino con più frequenza le persone da noi e capiscano che possiamo fare molto per loro. Più in generale il territorio soffre una carenza di strutture pubbliche e di finanziamenti per l’Alzheimer. I centri diurni sono stati chiusi, ad oggi ce n’è uno solo a Montaione che non ha riaperto dopo il Covid. Mentre i fondi stanziati per l’Alzheimer sono pochi, ci auguriamo quindi che qualcosa cambi a livello regionale e dal Governo. L’AIMA nazionale sta facendo di tutto per garantire soluzioni, ma al momento l’Alzheimer resta una fragilità a cui si danno scarse risposte.