Un giro in bicicletta nonostante la malattia, un viaggio alla ricerca dei ricordi perduti. Tutto questo è possibile grazie a Isidora, la bici virtuale pensata dal Dipartimento di Culture del Progetto dell’Università Iuav di Venezia e attualmente utilizzata presso la ‘Casa della Memoria‘ di Montelupo Fiorentino. Si tratta di una sperimentazione all’avanguardia, che mette la tecnologia al servizio dei bisogni dei più fragili. La bici permette agli anziani ammalati di Alzheimer di tornare in sella ad una bici riattivare ricordi, stimolare la memoria, divertirsi e fare attività fisica al sicuro nella propria casa di cura, accompagnati dalle piacevoli immagini di paesaggi che scorrono attraverso uno schermo.
La bici è nata all’interno del progetto di ricerca “Pedalate Virtuali“, co-finanziato da SintesiMinerva e coordinato da Maximiliano Romero, docente di Disegno industriale all’Università Iuav. l progetto è stato poi sviluppato come lavoro finale di laurea magistrale in Design del prodotto da Martina Bresciani, con il supporto del correlatore Giovanni Borga. Isidora è composta da un computer collegato a un ‘cicloergometro’ (uno strumento che simula la pedalata e monitora l’attività) che permette di ‘visitare’ sullo schermo diversi ambienti a seconda della volontà del paziente. Un operatore segue la persona durante l’attività, chiacchiera con lui, e monitora tutti gli aspetti fisici, oltre che l’umore, la capacità di ricordare i luoghi e gli stati d’animo che suscita la pedalata. Uno studio del 2021 dell’Arizona University, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, dimostra come l’attività motoria rallenti il processo di perdita di memoria.
Isidora dimostra come sia concretamente possibile utilizzare le nuove scoperte della ricerca scientifica nel campo del contrasto all’Alzheimer. Negli anni la Cooperativa SintesiMinerva ha posto sempre maggiore attenzione alla sperimentazione di nuovi metodi e nuove tecnologie nel sostegno alle fragilità, basta pensare, restando sempre nella Casa della Memoria, alla recente costruzione del Giardino Alzheimer, il primo giardino terapeutico dell’Empolese Valdelsa ideato da Andrea Mati per il contrasto delle forme di decadimento cognitivo. Anche Isidora si inserisce in questo piano di sviluppo e innovazione a servizio dei più fragili.
“Con Isidora i nostri anziani – ha detto Catiuscia Parentini, l’animatrice della Casa della Memoria che segue il progetto – non solo possono fare attività motoria ma anche ripercorrere tappe e luoghi vissuti stimolando così ricordi ed emozioni. Gli anziani sono sempre entusiasti di fare questo tipo di attività, spesso mi chiedono di fargli vedere dove è la loro casa o il mare, perché magari non lo vedono da anni. Sono sereni quando pedalano e sono anche curiosi di vedere cosa c’è dopo e dove si va a finire. È un’attività che possono fare tutti, anche quelli più gravi”.
“La particolare forma di Isidora che la rende simile ad un complemento d’arredo – ha detto invece l’animatrice Giorgia Ferrara – non è casuale, ma progettata pensando all’ambiente nella quale deve essere utilizzata, ossia a domicilio e in struttura. Il suo aspetto fa si che l’anziano possa non percepire Isidora come un oggetto estraneo o intrusivo e permette di occupare poco spazio. Stiamo sperimentando Isidora nella Casa della Memoria ormai da un po’ di tempo. Abbiamo deciso di dare forma ai momenti in cui Isidora viene utilizzata elaborando una scheda che possiamo definire ‘di monitoraggio’: l’obiettivo è non solo far sì che Isidora venga sperimentata utilizzando sempre la stessa modalità esecutiva, ma anche quella di verificare se essa possa avere effetti sull’umore, sull’ansia e sui comportamento. La scheda viene compilata da un operatore che segue l’attività, registrando variazioni prima, durante e dopo la pedalata, annotando anche il tipo di percorso fatto, quanto è durato e cosa è emerso nel racconto del paziente, ottenendo così dati per valutare l’impatto dell’ ‘esperienza sulla persona nel tempo”